Sono partito alle 02h30 da casa, per essere alle 06h30 immobile e piazzato in appostamento al pellegrino. Non si scherza. Il falco è in pieno periodo riproduttivo, ed ogni forma di disturbo può compromettere la nidificazione. Faceva ancora buio, e sentivo i richiami della coppia: Kiiiiikkkk- kiiiiik- kiiiiiikkk… glaciale, da rabbrividire! La vera natura selvaggia, quella che ancora un po’ intimorisce talmente è bella.

Pian piano, il sole disegna il suo percorso tra nubi e foschie. Il volo dei falchi sibila talvolta sopra l’appostamento, rendendomi attento. Ma la mia visuale è ridotta ad un’apertura di circa 40 cm di larghezza per 30 di altezza, frontalmente. Sull’albero dove li aspetto, non succede nulla. Ma il tele é pronto sulla reflex, e allineato con l’unico buco nelle reti che dà sull’esterno. La giornata passa piano. Ne approfitto per pensare e prendere appunti. Non posso uscire, rischierei di disturbarli.
Pazienza… pazienza…. tempo e ancora tanta pazienza. Poi lo sento, vicinissimo. Sta mangiando ad alcuni metri, probabilmente su di un posatoio che conosce. Odo chiaramente il rumore delle piume strappate, dei tendini che si strappano nella carne. Sbircio tra le giunzioni di due teli mimetici e lo scorgo: 3 metri a destra, a 4 metri di altezza. Assaporo il momento immobile, non respiro. Mi è impossibile tentare qualcosa, mi vedrebbe e mi sentirebbe.

Poco più tardi vola a 50 metri. Riesco a infilare il piccolo tele dietro una rete e lo ritraggo nel suo biotopo. Sono le 14h, sono ormai 8 ore che aspetto.
Mi scoraggio quando un aliante sorvola la zona per più di tre ore, disturbando evidentemente la coppia, che non si manifesta più.
Poi alle 18h30, mentre sto per abbioccarmi, il richiamo di un falco pellegrino mi riporta alla realtà dei 2 metri quadri di appostamento. Senza fiatare, lentissimamente, mi raddrizzo per mettere l’occhio al mirino… ECCOLO!
Un individuo, probabilmente la femmina, sta mangiando avidamente una preda piumata proprio davanti ai miei occhi. Tento alcuni scatti in modalità “One shot”, per testare la sua reazione. Sembra tollerare la mia presenza. O meglio, non mi vede e non mi sente.

Passo con lei 8 lunghissimi minuti.
La osservo mangiare, pulirsi il becco e marciarsi impacciata sugli artigli. Più volte, lancia il suo richiamo primordiale e potente.
Un’emozione incredibile. Poi s’invola. Soddisfatto e provato, aspetto ancora fino alle 21h per riunire le mie cose e scivolare via nella notte, come un’ombra, lontano da lì.
Un appostamento di 14 ore. Un ricordo indelebile. Un’emozione per sempre.
(Altre foto nella galleria rapaci!)